Google e gli altri motori di ricerca bandiscono tutte quelle pratiche e tecniche illecite, che prendono il nome di Black Hat SEO, utilizzate per cercare di aggirare l’algoritmo di Google e posizionare il proprio sito web.
Tuttavia, in molti tendono a cercare sempre la via più breve al traguardo, sfidando Google che si è ormai attentamente armato a contrastare e identificare questi tentativi di manipolazione web. Chiunque non rispetti le linee guida imposte dai search engine, sarà conseguentemente penalizzato in termini SEO, rischiando di essere deindicizzato dalle Serp e vanificando tutti i precedenti sforzi leciti (white hat).
L’espressione Black Hat SEO rimanda agli anni del cinema western americano, quando il cappello era il simbolo per eccellenza di un cowboy. All’epoca, coloro che ne indossavano uno bianco erano considerati buoni, mentre i cattivi ne portavano uno nero.
Pratiche per non ritrovarsi nella black list di Google
Google per continuare ad essere il motore di ricerca più utilizzato al mondo, deve preoccuparsi continuamente anche di limitare la presenza di risultati spam o poco pertinenti rispetto all’intento di ricerca degli utenti. Per evitare quindi di ritrovarsi nella black list di Google, che si adopera continuamente a punire i disonesti, devi tassativamente evitare l’utilizzo di queste tecniche.
Cloaking
La prima pratica ingannevole riguarda il cloaking, dal verbo inglese to cloak , ossia mascherare, coprire, nascondere. Esattamente ciò che accade ad alcuni motori di ricerca quando viene mostrato loro un contenuto di una pagina web diverso da quello che visualizzano gli utenti.
In molti sottovalutano Google che, con gli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo, è diventato sempre più intelligente e riesce a scovare tutti coloro che mettono in pratica questa attività pensando che il crawler, al momento della scansione, visualizzerà solo il contenuto ottimizzato.
L’unica eccezione in cui ti è concesso mostrare un contenuto diverso agli utenti rispetto a quello dei motori di ricerca senza essere penalizzato, è in un sito multilingua. In questo caso è normale proporre un contenuto differente alle persone in base all’IP di provenienza, allo scopo di migliorare l’esperienza utente.
Keyword Stuffing
I motori di ricerca si impegnano a premiare la user experience anteponendo i bisogni umani a quelli digitali. È necessario comprendere che i testi devono essere scritti per le persone e non esclusivamente in chiave SEO per compiacere l’algoritmo. Google penalizza tutti quei testi innaturali e di scarsa qualità che risultano decisamente poco “human- friendly“.
Sappiamo che la ricerca delle parole chiave è di fondamentale importanza quando si realizza un contenuto web. Definire le giuste keyword e lavorare per ottimizzare le pagine web, faciliterà Google nella scelta di rendere visibile nelle Serp il tuo sito web, piuttosto che quello di qualcun altro.
Se la scelta delle parole chiave è il primo importante passo da compiere, devi tener conto anche del fatto che i motori di ricerca penalizzano la ripetizione, involontaria o meno, di una keyword per più volte, cadendo così nel fenomeno del Keyword Stuffing.
Stuffing è un termine che tradotto significa “imbottitura”, in America si utilizza per indicare la farcitura del tacchino. Questo concetto applicato in termini SEO, rappresenta letteralmente la farcitura di un testo con parole ripetute molteplici volte all’interno di una pagina. L’eccessiva ripetizione delle stesse keyword all’interno di una pagina web, può portare a penalizzazioni di tipo algoritmico.
Si parla di tecnica da cappello nero nel momento in cui queste parole chiave vengono furbamente nascoste all’occhio umano ricorrendo a vari espedienti. Uno dei più noti consiste nel nascondere il testo usando lo stesso colore dello sfondo (tramite CSS) o inserendolo all’interno del codice della pagina (utilizzando per esempio dei Javascript).
Contenuti duplicati
Un altro elemento che Google non ama sono i contenuti duplicati. I motori di ricerca si trovano in difficoltà nel momento in cui devono decidere quale versione tra due pagine web simili sia più pertinente rispetto ad una determinata ricerca.
Generalmente Google tende a premiare le pagine più visualizzate dagli utenti e di conseguenza a penalizzare le altre che hanno copiato il contenuto.
Inoltre, quando un sito web copia da un altro e incolla sul proprio, non offre alcun valore aggiunto: per quale motivo l’utente dovrebbe scegliere una precisa riproduzione piuttosto che l’originale?
Link
Per aumentare il proprio ranking la soluzione ottimale è quella di realizzare contenuti originali e unici, ma le scorciatoie si sa, piacciono sempre a tutti. Infatti, tra gestori di siti web e professionisti SEO, spesso si assiste a campagne di link building a pagamento e scambi tra differenti siti web che si menzionano reciprocamente per farsi pubblicità.
Si parla anche di Link Farm, fabbriche di link, quando un sito web contiene un numero elevato di link al suo interno che rimandano al altri siti. Questi non forniscono nessun valore aggiunto per l’utente ma vengono creati soltanto allo scopo di incrementare in modo artificiale e scorretto la popolarità delle pagine web a cui rimandano.
Un black escamotage per incrementare le possibilità di essere scansionato e posizionato dal crawler, che invece si accorgerà facilmente dello stratagemma e procederà alla penalizzazione.
Se effettuata in modo naturale e seguendo le direttive dei motori di ricerca, la link building rimane ancora oggi una delle migliori tecniche per migliorare il posizionamento organico.
Spam
Per nessun motivo e in alcun modo, devi cercare di guadagnare visite e consensi spammando in forum, blog o social media ed inserendo il link del tuo sito web. Di per sé è comunque scorretto, inoltre probabilmente verresti penalizzato per spam.
Inoltre spesso i gestori escludono la possibilità di guadagnare ranking attribuendo a tutti i link l’attributo “rel= nofollow” che ha il ruolo di non trasferire alcun valore (link juice).
Se il tuo sito web riceve troppi backlink di scarsa qualità, perderà facilmente credibilità agli occhi dei motori di ricerca e verrà penalizzato.
Google ti consente di segnalare manualmente i link da rifiutare tramite lo strumento Google disavow tool (in italiano Rifiuta Link). È sufficiente creare un file di testo .txt contenente i vari siti spam che rimandano al tuo sito, caricarlo all’interno di questo strumento ed inviarlo a Google.
Doorway Page
Le Doorway page, dette anche Gateway Page, sono realizzate esclusivamente per essere posizionate per specifiche parole chiave e rimandare alla homepage del sito che si intende promuovere.
Le pagine doorway sono progettate per illudere l’utente, in quanto il sito riesce a comparire nella query di una determinata ricerca, ma rimanda a pagine diverse senza fornire il contenuto indicato e desiderato dal richiedente.
In poche parole, una Doorway serve ad indirizzare in modo ingannevole il traffico di dati su una pagina web, ma non preoccuparti…Google si accorgerà anche di questo e, come per tutte le altre pratiche illecite, subirai delle conseguenze negative.
Contenuti generati automaticamente – la controversia
Aggiornare regolarmente i propri contenuti online, inviando segnali positivi ai search engine, richiede molto tempo e dedizione. Negli ultimi tempi, si è notato un crescente aumento di siti web che si adoperano ad utilizzare tool di intelligenza artificiale che generano e postano automaticamente articoli, testi, e-mail o risposte di assistenza al cliente. Come detto in precedenza, bisogna però tener conto che Google predilige testi “human friendly” piuttosto che quelli meccanici, robotizzati e quindi poco naturali.
Recentemente molti gestori di siti web hanno riscontrato risultati positivi in termini di posizionamento SEO sui contenuti creati dall’I.A (Intelligenza artificiale). Sono nati diversi strumenti legati a questa nuova tecnologia che stanno riscontrando un grande successo.
Tra tutti questi tool quello che in questo momento sta suscitando maggiore interesse tra gli addetti ai lavori è senza dubbio Chat GPT (Generative Pre-trained Transformer). Questo software è in grado di realizzare autonomamente (e gratuitamente) testi di alta qualità e coerenti. Inserendo un topic, il titolo dell’articolo e alcune informazioni di base, il computer produce risultati altamente elaborati e strutturati. Non solo testi, Chat GPT riesce a generare automaticamente risposte in chat rispondendo in modo del tutto naturale. Con un minimo di pratica e senza necessità di conoscenze tecniche specifiche, è possibile creare dei “prompt“, ossia delle istruzioni dettagliate da inviare a Chat GPT che provvederà ad elaborarle e fornire il risultato voluto.
Anche SEOzoom si è adoperato a rilasciare un Assistente Editoriale A.I. basato su Chat GPT per supportare e velocizzare il lavoro di scrittura di un testo, unendo le informazioni del proprio database a quelle dell’intelligenza artificiale. Sconsiglia però la pubblicazione senza previa revisione umana, invitando al buon senso nei confronti dell’utente, che non deve mai essere informato erroneamente, soprattutto su temi molto importanti.
Ultimo ma non meno importante: Jasper, considerato il miglior software in circolazione, e ahimè anche il più costoso. Con le sue capacità di analisi nell’ambito del marketing, riesce a generare contenuti ottimizzati che facilmente vengono mostrati tra i primi risultati delle serp di Google.
Grey Hat SEO
L’espressione Grey Hat SEO, una sorta di limbo tra black e white, viene attribuita a quelle pratiche che non violano esplicitamente le linee guida di Google. Si tratta di tecniche che rimangono sconsigliate ma che potrebbero essere tollerate dai motori di ricerca e farti guadagnare posizioni in serp.
È importante che i proprietari di siti web e i professionisti SEO siano consapevoli dei rischi delle tecniche grigie e valutino attentamente il loro utilizzo.
Tra queste ti segnalo, l’aggiornamento costante di contenuti per soddisfare l’algoritmo, l’acquisto di un dominio scaduto (domain grabbing) per sfruttarne la precedente fama e l’iscrizione a directory web per ottenere maggiori ingressi al proprio sito.
Infine presta attenzione anche alle attività di Digital PR che hanno lo scopo di attirare link in entrata verso il proprio sito. La diffusione massiva di comunicati stampa ad esempio, oppure l’eccessivo utilizzo di citazioni ed interviste, vengono considerate a tutti gli effetti tecniche di Gray Hat SEO.